DOMENICA DI PASQUA

E’ risorto e vi precede in Galilea Mt. 28,1-10

Carissimi tutti, questa lunga esperienza di isolamento con la conseguente mancanza di relazioni fisiche è come una grossa pietra che rischia di rinchiuderci sempre più in noi stessi con le ansie e le paure che così si vengono a generare.

Per quanto tempo dobbiamo rimanere dentro il “sepolcro”, chiusi da un masso che non ci fa vedere la luce ma ci rintana nel buio delle nostre insicurezze, dei nostri limiti di fronte alla vita che sembra sempre più sfuggirci di mano?

Quale senso ha celebrare la Pasqua profondamente dentro un sepolcro la cui pietra non vuol rotolare via? Quando tutto va bene e le cose procedono secondo i nostri calcoli e le nostre aspettative è facile e spontaneo perché in realtà non percepiamo la presenza del masso che ci rinchiude.

Eppure la Pasqua è il giorno della liberazione e della redenzione dell’umanità, è il giorno in cui un terremoto che è segno della manifestazione divina squarcia il sepolcro e ci richiama alla vita.

Per noi che siamo abituati a “celebrare i riti” del Triduo Pasquale ci sembra difficile dire ‘è Pasqua’ e ‘abbiamo celebrato la Pasqua’, senza nessun segno che ci richiami esteriormente il Mistero della Vita che non viene ingoiata dalla morte.

Ma Pasqua non è un rito o un insieme di riti, Pasqua è accoglienza della Vita che Dio ci offre in Cristo risorto per mezzo dello Spirito che tutto rinnova. Sono convinto che l’esperienza di separazione che stiamo vivendo, è come un mettere radici sempre più in profondità per attingere da quella linfa vitale non solo la forza per rialzarci dallo scoraggiamento e dalla paura, ma per cominciare ad educarci per crescere come uomini e donne risorti, cioè ritti in piedi, pronti a cominciare un nuovo esodo che ci conduca in quella Galilea dove tutto è cominciato con la sequela del Maestro, e dove la vita rifiorisce e si espande con l’amore e l’amicizia che sappiamo donare.

Auguri di buona Pasqua.

Rimaniamo sempre uniti nel rapporto con il Vivente e preghiamo per i morti, gli ammalati, il personale sanitario, i famigliari che hanno perso i loro cari.

Un abbraccio

don Dario

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